Jeanee aveva un diario, un diario su cui scriveva tutto, tutto di sè. In questa raccolta di fogli c'era scritto cosa le piaceva, cosa desiderava, quello che le sarebbe piaciuto divenire un giorno, c'era disegnata la forma dei suoi sogni e delineati, con tratti ben marcati, i contorni dei suoi mostri; in questo diario parlava con passione delle sue passioni, di quello che la faceva rabbrividire nel bene e nel male, delle cose che amava e di quelle che odiava con tutto il cuore; si potrebbe dire, forse, che nel diario c'era scritta lei.
Un bel giorno (si fa per dire) l'anima di Jeanee -si racconta fosse per un feroce litigio- decise di andarsene, non prima però di aver preso il diario dal terzo cassetto della scrivania (era proprio ìi che Jeanee lo custodiva); di conseguenza la ragazza si ritrovò senz'anima e, come se non bastasse, senza il suo prezioso vademecum.
Non ricordava più tutto quello per cui provava gusto, tutto ciò che le piaceva e cosa la faceva emozionare; non aveva più memoria di quali fossero mai stati i suoi desideri e si ritrovava, dunque, a non desiderare proprio nulla. La cosa strana e poco logica è che le erano rimaste però nitide nella testa le pagine che parlavano delle sue paure, del veleno che aveva in corpo, tutto ciò che sarebbe stato meglio non ricordare; quelle pagine, che difatti Jeanee non rileggeva mai quando aveva ancora l'anima, tutte quelle pagine era come se fossero virtualmente sfogliate di fronte ai suoi occhi grandi di continuo e le parole più brutte sembravano sottolineate. Per quanto si sforzasse di ricordare tutto il resto, non le riusciva affatto e i continui tentativi falliti avevano il sapore della rassegnazione.
Non poteva neanche pensare di chiedere a qualcuno cosa vi fosse scritto sul diario proprio perchè si trattava di un diario segreto, che non aveva mai fatto leggere a nessuno e vi erano scritti, per l'appunto, segreti di lei, cose che nessuno sapeva; imparava così una lezione in agrodolce: nessuno può aiutarti a ricordare un segreto.
C'era un piccolo particolare però; c'era un ragazzo, Jackie, che lei probabilmente non ricordava più, una comparsa del suo diario che per qualche motivo era presente in più di qualche pagina; quando lei non era a casa, Jackie si arrampicava sul grande albero blu che era di fronte alla finestra e da lì sgusciava nella cameretta per mettere le mani sul diario. Lo aveva letto un sacco di volte e non solo per scoprire se vi fosse scritto qualcosa di lui; o meglio, quella era più o meno la ragione per cui aveva iniziato a farlo, ma dopo ci aveva preso gusto; gli piaceva scoprire continue cose su Jeanee e aveva una capacità impressionante di ricordarle tutte, con un'attenzione spasmodica per i dettagli. La osservava da un osservatorio segreto e privilegiato, la leggeva e non smetteva mai di guardarla. Ogni volta che per qualche ragione lei non era in casa Jackie entrava di soppiatto e rileggeva tutto, pagina per pagina. Jeanee ovviamente non ne sapeva niente e forse non lo avrebbe dovuto mai sapere.
Accadde però che quando Jackie, aprendo quel cassetto non trovò il diario, reagì in un modo che lui stesso non si sarebbe mai aspettato; ebbe un attacco di panico e cominciò a urlare così forte che in pochi secondi si trovò di fronte la sua proprietaria, che stavolta non era uscita ma era al piano di sotto seduta sul divano, a guardare il fuoco spento del caminetto.
Jeanee lo guardò e quasi lo ricordò.
Lui senza nessuna vergogna le chiese: dov'è il diario?
Jeanee: non c'è nessun diario, l'anima se n'è andata portandomelo via; e tu comunque non dovresti esserne a conoscenza. Io non ricordo nulla di quello che c'era scritto.
Jackie: io si, ricordo ogni singola parola.
Gli occhi di Jeanee a questa risposta si colorarono di una sfumatura di semiluce.
I due ragazzi si misero a sedere e, con l'aiuto di Jackie, Jeanee prese a riscrivere il suo diario.
Non era però un banale dettato, tutto ciò che lui le ricordava passava per la sua pelle, la cambiava per qualche secondo e poi finiva sul diario.
Dopo un pò tempo avevano riscritto tutto quanto. Più tardi, anche l'anima, decise di tornare.
Giulio
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