Dietro le sbarre della libertà
Johnny era stato chiuso in carcere alla tenera età di 19 anni, per omicidio plurimo colposo. Non sapeva assolutamente come era fatto il mondo lì fuori, osava solo immaginare quali perle potessero essere raccolte nelle sabbie dei mari profondi del pianeta.
Aveva desiderato, bramato, aspettato per venti lunghissimi anni di uscire di lì, pensando a tutto ciò che avrebbe fatto, progetti e idee che nello spazio di una cella non possono che rimanere tali. Ma ora, che mancava solo un mese al suo rilascio, iniziava ad esser sopraffatto da una serie di strani sentimenti: paura, insicurezza, sgomento; passava notti insonni o tormentate dagli incubi; una di queste, sognò una montagna che gli crollava addosso come se fosse disegnata su uno scenario.
Arrivato il giorno del rilascio, Frank, il secondino che ormai lo conosceva da 7 anni, lo prelevò dalla cella e lo accompagnò sin fuori dal cancello del carcere, dove ad attenderlo c'era già un taxi; dopo averlo salutato calorosamente Frank si voltò e si diresse verso l'ingresso, ma nel metter mano alla fondina (cosa che spesso Frank faceva in maniera compulsiva poichè gli procurava sicurezza) notò che la pistola non c'era; si girò di scatto e vide Johnny che faceva esplodere cinque colpi all'indirizzo del tassista; tre di questi lo colpirono al volto e in testa. Era morto.
Johnny avrebbe passato molto altro tempo in carcere. La sensazione di paura e di oppressione che provava da qualche tempo a questa parte iniziava lentamente a svanire.
Giulio
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