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Monday, December 30, 2013

un tipico scandinavo silenzio


Me la ricordo l’edera profumata e i tronchi in fiore e i quartieri esplorati palmo a palmo
mi sentivo un esploratore con i pantaloni corti
e sei gradi di becera miopia
avevo conosciuto benzinai ristoratori e randagi del posto
ma una volta ero fermo in un cimitero in svezia
levriero afghano emigrato durante la guerra  
ingmar bergman a riposare sotto i piedi
tempo fresco e soleggiato come i neosposi
e un tipico scandinavo silenzio
se questo significa il riposo eterno
voglio esser già morto

Friday, December 13, 2013

Griffvhsd

Fatti portare a casa! Dove ti trovi?
Sei sola?
La visione positiva è meglio
Griffvhsd
Ovvio! Ti immagino lì!
Domani rileggi questa conversazione
poveraccia
ricorda che siamo soli nel mondo amica però ogni tanto troviamo qualcuno con cui ci piace stare
a te piace stare con la bottiglia
e i formaggi
anche tu sei importante
anche da sbronza
viva l'italia
qui a volte mi sveglio la notte e sento i gabbiani cantare
vado in balcone e li vedo roteare sui palazzi
a prendere in giro la mia vuota natura di uomo
corri in bagno
ti voglio bene
ricordatelo mentre vomiti

Thursday, October 24, 2013

fuori dalla porta di casa tua

era una serata così bella
fuori dalla porta di casa tua
sentivo i corvi neri come le soffitte
e nel palazzo centinaia di uomini donne e cani ubriachi
tutti vacui forforosi contenitori di problemi
che avrei dovuto evitare di più
tutti tipici elementi della mia tavola periodica
che tanto Roma non si dimentica con un viaggio
credevo quest’isola fosse spopolata
non calcolavo qualche corvo
e i soliti milioni di fantasmi

Monday, October 21, 2013

uovadigallinacoriandolicerealisurgelati

All’uscita del centro commerciale
La gente si affanna insensata e inutile.
Un uomo giace a terra davanti l’entrata.
Le ambulanze raggiungono il potenziale morto.
La folla si ferma affranta
perché non sa come entrare nel centro commerciale.
Dieci minuti di massaggio cardiaco e nient’altro che nulla
questo enorme vocabolo non contemplato dagli scaffali

intanto all’uscita del centro commerciale
la vita si affanna insensata e inutile.
i paramedici scuotono la testa e la gente atterrita piange
per la fine degli sconti speciali sul pescato del maredelnord.
Il coroner compila il referto affranto
poi il cartello lo rallegra
da domani fino a nuovo ordine il bagnoschiuma costerà meno
cosa non farebbero per alzarci le endorfine

(marco)

Monday, September 23, 2013

Sara

fuori dal supermarket la pioggia batte piano sul terreno
mentre tu sei diventata una stella morta
ed io
io leggo la bacheca pubblica.
Un ragazzo regala presunti cani di razza.
Una polacca vorrebbe pulirmi la casa che non ho.
E poi c'è Sara
con il suo metal detector a dirmi di chiamarla
nel caso avessi smarrito monete o chiavi di casa.
Intanto fuori dal supermarket gli oggetti arrugginiscono
e anche tu ti sei aggiunto al novero delle stelle morte
e allora domani ti chiamerò, Sara
usciremo insieme al tuo metal detector
a cercare sottoterra le mie stelle morte.

(marco)

Tuesday, June 11, 2013

non ho paura dei plagi

Non so come interpretare
il tuo assentare pallido e assorto 
presso il rovente Muro Torto 
Non ho paura dei plagi
ma di amarti ancora, direbbe il codardo che sono 
Un tempo sapevo regalarti frasi a effetto e salti tripli 
Adesso guardo dove metto i piedi
Mi scopro parlare da solo in via cavour
e scrutare le stelle per trovare un lavoro dietro Orione
È da un po’ che volevo dirtelo
Quando penso a noi due
questa città ci contiene a malapena

marco

Monday, June 3, 2013

Il tuo colore



Quanto è grigio quel muro, di fronte la finestra 
pensavo fosse il cielo, cosi grigio e denso, poi ho realizzato, ho messo a fuoco bene e quasi ci son rimasto male.
Oggi, avrei voluto fosse il cielo, non so perchè,
avrebbe avuto il mio colore ed io il suo, non è da poco conto.
Avere il colore del cielo non capita tutti i giorni, soprattutto, quando non ha colore. 
Fa niente dai, se neanche il cielo si veste come te, per una volta, 
se non ti senti di parlare neanche a lui.
Non mi succedeva da tempo, di essere l'unico.
Se c'è qualcosa che imparai peró, è che bisogna smetterla, a un certo punto di cercare, qualcuno come te.
Che si finisce a perdersi dentro uno specchio.

Giulio


Sunday, May 26, 2013

Io

non sono una persona semplice,
tutt'altro, molto complessa.
Ma sono temperato: domino la complessità,
la sintetizzo, la metto in un cassetto
e quando mi piace,
 mi vesto  di Semplicità,
che è l'ideale per camminare
lungo il viale di gelsomino,
nelle giornate di sole.
Perchè non credo sia bene averla innaturata
 la semplicità, no;
 credo sia un bene invece,
 nuotare spesso nella meccanica di moti ondosi,
per capirne il valore.

Thursday, May 23, 2013

di fronte ai cambi di stagione


Che valenza abbia l’amore di fronte ai cambi di stagione
prima o poi ce lo chiediamo tutti.
Io mi difendo dai silenzi con fantasia e speranza
ed ogni giorno elaboro diverse rappresentazioni di te
Ieri notte eri un sinuoso cielo color sud africa.
Stamattina invece più o meno un pomeriggio ventoso sull'adriatico.
E mi piacevi in entrambe le occasioni.
Però alla fine lo sai che torniamo sempre ad Amsterdam
ad infilarci nello zoo comunale.
E’ sempre uguale, come piace a noi,
spopolato e triste.

(mar)

Monday, May 20, 2013

Luce e riflesso



La ballerina non si nutre di sensualità, la cerca per riconoscervisi,
l'opera d'arte non contempla nulla 
poichè è contemplata,
il vortice gira intorno a sè e se stesso,
il mattino non si cura mai della notte 
e la notte mai del mattino e difatti,
non si conosceranno mai,
la stella vive di luce propria
e noi della sua,
la madre ama senza essere amata;
non è il domani che porta pioggia ma la pioggia che porta al domani. 

Giulio

Wednesday, May 15, 2013




Tu ed io siamo dei perfezionisti  
Ogni giorno apportiamo lievi modifiche all'albero motore
bilanciamenti di poppa e prua
enormi lenzuola da issare e ritirare
rotte da studiare e scogli da scavalcare.
L’altro giorno pioveva forte ma nessuno di noi voleva andare sotto coperta
il vento scuoteva i nasi a punta e gli alluci all'insù
come gli haitiani cadevamo e battevamo la testa e ci rialzavamo
il vascello imbarcava acqua e il timone era senza controllo
nonostante i nostri immensi sforzi la situazione era ovunque disperata.
Era tutto compromesso, capite.
Poi, di colpo, ha smesso.
Il vento si è calmato, l’acqua è tornata indietro.
Ci siamo guardati stanchi
tu mi hai raccolto gli occhiali, io ti ho offerto una coperta
e abbiamo iniziato ad asciugarci piano.


marco


Tuesday, May 14, 2013

Internet ed i social network versus "la tua identità".



Alla fine di questo post penserete che sono pazzo, oppure no (nella prima ipotesi  vincereste un panettone scaduto).
La rete è una vera e propria trappola per idioti.  Internet ha determinato la scomparsa di due concetti importantissimi in tutti gli ambiti del vivere umano, quotidiano e non; lo spazio ed il tempo; ma non starò qui a parlare di finanza e di come, secondo me ed altri molto più illustri, l'immediatezza delle transazioni e degli spostamenti di denaro, abbiano causato un danno enorme al sistema economico ed avuto un ruolo da protagonista in questa crisetta, non parlerò di strumenti finanziari derivati messi in mano a chi non ha la facoltà di capirne nulla, ma ha la facoltà di scambiare come se non ci fosse un domani e come se fossero figurine,  non vi parlerò di economia reale e finanziaria no, vi parlerò di vita reale e virtuale, di quotidiano appunto. 
Vi faccio un esempio, anzi due: 
1965: una ragazzina invita una sua amica a studiare a casa. Studiano in cameretta con la radio accesa ed il wiskhey d'importazione rubato dal mobile segreto del papà. La radio, ovviamente tenuta accesa, passa il nuovo pezzo dei Kinks e il conduttore annuncia che il disco è in vendita a partire da oggi. Jana e Marie alla notizia, considerando, forse, anche l'effetto del wiskey di papà iniziano a gridare come delle forsennate e a saltare sul letto. Superata questa fase chiamano anche Dana e l'avvisano della notizia; lei risponde che stava sentendo il programma..urlando anche lei; allora la passano a prendere e poi via al negozio di dischi. Lì di fronte è il delirio, sono le 16 e 30 e c'è una fila lunghissima davanti al negozio che aprirà tra poco. Jana, nella moltitudine di volti conosciuti incontra Eddie, il ragazzo per cui va matta, che è lí per lo stesso motivo e ci si mette a parlare del più, del meno e dell'uguale fino a che non viene letteralmente tirata per un braccio da Marie che la trascina nello store, che ha appena aperto. Comprato il disco, senza poche difficoltà, le ragazze tornano a casa di Jana, entusiaste, continunano a sbevucchiare, e lo ascoltano cinque volte di fila, ballando come le matte, sino a mezzanotte. Risultato? Le ragazze si sono incontrate, hanno percorso spazio e hanno passato del tempo.
2013: Marta, spilzando il profilo facebook di Carla becca il link del nuovo singolo di Dry the river,  ci clicca su e ascolta la canzone, da sola, nella sua cameretta, il tutto per un tempo di cinque minuti; senza quindi essersi mossa nello spazio, aver condiviso niente con nessuno e senza aver passato un tempo superiore a quello della canzone (magari ne ha passato un pò di più perchè ha un maledetto 56k ammesso che li facciano ancora).

Non vorrei che qualcuno mi fraintendesse, e dunque pensasse che il problema sia passare del tempo o percorrere spazio, questi sono due concetti materiali utilizzati per supportare una tesi più vasta. 
Il problema, difatti, è rappresentato da un concetto più generale e generalizzante che è l'assenza di stimoli. 
 La rete ci consente di soddisfare qualsiasi bisogno in maniera che, con un azzardo molto più piccolo di come appare, oserei definire passiva, richiedendo dunque da parte nostra qualcosa di molto vicino al niente. In parole diverse , ci bombarda di offerta e dunque ci preclude, con dei meccanismi che assicurano che il tutto avvenga incoscientemente da parte nostra ( sono,non a caso, gli stessi meccanismi che utilizza il marketing esplicito, perchè poi di marketing si tratta anche in questa fattispecie) la scelta, senza star qui ad annoiarvi (oltremodo) su cosa significhi scegliere e quanto incida sulla formazione di un'identità, delle proprie idee e sulla costruzione dell'esistenza del singolo nella sua individualità o all'interno di un gruppo.
 Questo avviene in tutti gli ambiti del nostro vivere: nell'ambito dell'arte, della cultura, dell'informazione e infine della socializzazione che, in un mondo che non pecca cosi tanto di virtualizzazione, dovrebbe essere supportata, contornata, facilitata e addirittura stimolata dagli ambiti precedenti molto diversamente rispetto a come accade ora.

A conclusione di questo discorso, per evitare che il tutto possa essere confutato con le argomentazioni di qualche nerd progressista, che io, in quel caso, mi prenderei la briga di sopprimere, (e non nego che sarebbe più un pretesto) che mi parla del risparmio economico che assicura internet o delle facilitazioni di altro genere che implica, o che mi imbastisce un discorso sull'informazione libera in perfetto Grillo Style, sono disposto ad affermare che: si, potremmo continuare a vivere in questo modo, anche perchè visto il punto a cui siamo arrivati sarebbe difficile tornare indietro, peró facendo quello che io chiamo un compromesso al contrario (poichè secondo me il vero compromesso è proprio vivere in questo modo); cioè cercare di ridare valore a tutte quelle grandi cose che il nuovo sistema ci ha fatto dimenticare, ad esempio comprare un disco, un giornale, usare più spesso il telefono o addirittura incontrarci più spesso, per esempio fare più sport, respirare più aria aperta, diminuire la nostra ossessione per l' informazione/disinformazione, ricominciare a percorrere spazio ed impiegare del tempo per fare qualsiasi cosa, per esempio ricominciare a Scegliere.

Giulio

Cercando me, cercando te, cercando noi.



Le onde si lasciano trascinare
da me mentre il vento al solito fa i giochi
e Dio son pronto a fare accordi con lui
in merito a tutto quanto chiede,

direzioni, rotte ed ambizioni
non posson esser solo scelte
con l'arbitrio e di questo ormai ne siamo
giunti a conclusione

Le vele però le spiego io
che quello è il ruolo che m'è stato dato
di diritto quando son cresciuto
e sono diventato uomo.

Tu intanto aspettati ma ogni tanto
fai un passo verso te
che per trovarsi c'è bisogno
anche d'andarsi incontro

e se dove son io alla fine sarai tu
possibile che ci si veda
in mezzo al mare, alle correnti,
forse al centro del nostro mondo.


Saturday, May 11, 2013

L'esercito della salvezza, del fallimento.

il giorno che sono morto piangeva di  un duplice dolore solo mia madre, e forse il cielo, visto che pioveva come forte e fitto come raramente si vedeva nella mia terra.Entrambi sapevano che non mi ero ucciso io. Mi avevano ucciso gli altri.  Ma nessuno sarebbe mai stato accusato di nulla perchè avrebbe voluto dire poi cambiare il mondo: avrebbe voluto dire cambiare tutto,  cambiare le coscienze; avrebbe voluto dire cambiare il pensiero l'agire di conseguenza; avrebbe voluto dire cambiare ogni cosa. Ma non sarebbe mai stato possibile cambiare niente, figuriamoci ogni cosa. Saremmo continuati a morire tutti , uno dopo l'altro, noi, assassinati in serie dai fucili d'assalto dell'esercito del male. Facevamo parte di una squadra che contava uomini di gran valore, ma ne contava troppo pochi. Non sarebbe cambiato nulla. Per ognuno di noi ne nascevano dieci milioni di loro, e per quanto potessimo lottare strenuamente l'oracolo degli dei ci avvertiva sempre prima dello scontro, che saremmo stati sconfitti  dalle forze oscure. Ma non per questo potevamo rifiutarci di fare quello per cui eravamo nati.
Ho resistito la bellezza di ventidue anni, senza mai morire, ma ogni battaglia a cui sopravvivevo avanzavo di una linea; sono morto in prima linea, e dunque con la certezza di quello a cui andavo incontro. Difatti molti dei miei compagni iniziavano ad assumere fattezza di fantasmi mentre discutevano di tattica militare, subito prima dello scontro finale. Ma io stavo ben attento a non dirglielo per far si che non si spaventassero oltremodo. Certe volte essere un generale dell'armata significa mentire o fingere per il bene del proprio squadrone. Era giunto il nostro momento. Dopo di noi ci sarebbero stati altri a combattere, a sacrificarsi per il bene. La cosa piú sconvolgente è la consapevolezza di non lottare per vincere, ma semplicemente per rallentare le forze oscure, e diminuirne l'effetto distruttivo, la consapevolezza di morire per una grande causa, invano.

Giulio

Friday, May 3, 2013

Ragnatele

Toglievo con fatica le ragnatele dal mio cervello
come se il bastone che avevo preso
in prestito dallo stregone si fosse consumato
e non arrivasse più a toccarne gli angoli
e allora pareva inevitabile, con quello strumento ormai del tutto inefficiente che vi rimanesse un pó di sudicio.
 si i ricordi sporchi non andavano più via del tutto e
come se non bastasse ci si aggiungevano le proiezioni perverse a completare un quadro di disordine e lerciume.
In alto a destra c'erano mio padre e mio fratello che reggevano la corda dove era impiccata mia madre ed un setter cucciolo che le leccava i piedi penzolanti mentre mia cognata lo accarezzava sorridente.
poco piû in là lungo la parete c'era, bella come la morte di un giorno, la donna che non era mai riuscita ad amarmi del tutto. Cercava disperatamente nelle mie tasche per trovar danaro con due foglietti stretti dentro al pugno, l'uno era un avviso di sfratto e l'altro era un elenco pieno di promesse ed equazioni con la variabile "amore" completamente riponderata al ribasso;  il tutto credo fosse per me;
nell'altro angolo, ricordo esserci il mio sogno di costruire case con le scatole di scarpe, il mio sogno di cartone, impossibile da realizzare, cosí bello e semplice, così sereno e poco ambizioso, tanto da costare troppo, troppo per me e per chi mai avesse scelto di sedere davanti al fuoco accanto a me. Nell'angolo geometricamente più lontano  a questo c'era Chloe, forse l'unica bestia a cui abbia mai davvero voluto bene,non banalmente perchè era il mio cane, ma perchè mi piaceva davvero. Era una forza della natura, un cane senza razza che poteva battere in velocità e forza qualsiasi pastore o levriero, con la grazia potente di una tigre ed un pelo fatto di luce del sole, che chiedeva d'essere guardato. Chloe, il cane che non si aspettava mai niente. Ogni carezza per lei era importante e non si era mai permessa di entrare in casa, anche quando la porta era aperta. Stava sempre al posto suo e non abbaiava mai, nonostante un suo abbaio avrebbe sconvolto i cieli. Avrebbe potuto ma non lo faceva. Quel cane era forza purissima, delle più buone e sincere. Il mio fantastico cane non di razza. Il ricordo di ogni notte in cui tornavo a casa e aprivo la porta per entrare, lei si avvicinava sapendo che era il momento  delle carezze della buonanotte; io non la deludevo e spesso le sussurravo che le volevo bene. Ma davvero. Poi facevo per chiudere la porta e lei si scansava subito. Il momento delle carezze della buonanotte era già finito , ma per lei era stato, come sempre, importante. La mia fantastica, tenera, fortissima bastarda.
Nell'altro angolo, l'unico rimasto, non c'era nulla, era vuoto.  L'unica cosa che mi veniva da pensare, o da sperare, era che fosse riservato ai ricordi futuri.

Giulio


Tuesday, April 30, 2013

A cosa pensi

lo sai cosa mi spiace?
che parole come
fame 
paura
solitudine
ansia
panico e
illusione siano tutte grandi chiavi di lettura,
per capire molto meglio gli abitanti del mondo.

Saturday, April 20, 2013

Sullo scacchiere



E' una partita di scacchi.
Con  avversari o meglio, giocatori spesso diversi. Credo l'importante sia sempre fare la propria mossa, e attendere. Perchè se non ci si muove non c'è partita, il gioco finisce. Non c'è nessuna strategia, nessun tentativo, nessuna riflessione semplicemente perchè non c'è nessuna mossa su cui riflettere. La mossa, invece, la mossa implica una serie di altre dinamiche successive ad essa, "dinamiche" appunto, che muovono, riflessioni, pensieri, tattiche che portano in tempi più o meno lunghi, e questo dipende dalla mossa stessa, ad una contromossa. 
Allora si, il gioco, la partita, continuerà. L'importante è fare sempre la propria mossa. Muoversi sempre, mai lasciare la pedina immobile. 
Perchè che si vinca o si perda conta fino a un certo punto, ma che si giochi, è fondamentale.

Giulio

Sunday, April 14, 2013

Come il vento

vorrebbe averla conosciuta prima che conoscesse il fuoco,che si bruciasse, prima che diventasse fuoco. Guardo il quadro e mi accorgo che il vento ne ha sconvolto i contorni, gli alberi sono piegati e le nuvole sono sfumate, senza tratti marcati. La geometria, o meglio le geometrie di ogni cosa, le linee, le rotte, la stasi, l'immenso mare, il cielo il fuoco e la tua porta di casa sono mutate da un agente invisibile, una forza che non ha bisogno di mettersi in mostra. Se solo avessi imparato qualcosa dal vento sorella mia; la sua costanza, la capacità di cambiare intensità, di stupire, la sua discrezione ed il suo senso di giustizia; avresti trascinato eserciti interi dove credevi, ma per prima te stessa, per prima te. I tuoi eroi da baracca sono destinati a morire in battaglia, di certo ben vestiti , con colori sgargianti che mascherano un cuore pallido, ma mancanti delle qualità delle forze della natura; essi sono, per l'appunto, innaturali. Hanno imparato bene l'arte del teatro dai loro padri e vivranno per sempre in un dannato scenario, dannato, si. Una terra di mezzo tra realtà  e farsa, dove non c'è rischio di scoprirsi, ma neanche il sapore. Ho visto uno di questi arrampicarsi su un monte di cartone e crollare insieme a questo all'arrivo delle prime piogge. Ma come sai di loro non m'importa. Ma di te si. E provo a spiegarti qualcosa, trasmettendoti quello che ho imparato nei secoli trascorsi nella mia testa. Secoli di guerre, di riappacificazioni, secoli di conquiste fatte e subite creando e distruggendo gli Imperi della serenità, della dolcezza. Ma con questa brevissima lettera non ti sto certo suggerendo di ascoltare me, ma di ascoltare qualcosa capace di regalare un eco sonoro ai tuoi pensieri più grandi, di farli esplodere nell'aria e renderli più chiari, ascolta il vento cara mia.

Giulio

Wednesday, March 20, 2013




Finto haiku


il tempo di andare
mio dolce strascico d’inverno
e dimenticarti



------------


Vero haiku

chiudi la porta
mio strascico d'inverno
puoi già morire




Tuesday, March 12, 2013

Soggetto o Oggetto.


Chi mi restituirà l'ardire della soggettività e del gusto
nel mondo infame in cui l'esteta e l'estetista sono sovrapposti
lí dove l'occhio muore nel canone,
mentre guardo passare sulla strade della pietà
dei manichini vestiti da donna
fra gli applausi di uomini grassi?
chi mi restituirà la critica e mi disseppelirà
dalla terra sporca del pensiero altrui,
se non riesco più ad udire quel che penso
nel frastuono dei comizi, nei luoghi comuni?
chi mi darà la forza per vincere una volta e per tutte la mia battaglia tra coraggio ed agio, mentre vedo appassire gli anni più densi della vita mia,
per non deludere i miei carcerieri?
chi, se non io ed io stesso, ed ancora un'altra volta io?
nessuno.

Tuesday, February 12, 2013


i marciapiedi


Oggi più di ieri lo confermo
pian piano ti s’indurisce la pelle
e gli occhi li vedi abituarsi allo scenario circostante
quando questo processo è iniziato
non lo ricordi più
come le seconde rughe e i primi pianti
cammini per strada mani in tasca passo svelto
non puoi ignorare l’offerta lancio del volantino
“la margarina la margarina la margarina” 
qualcosa di imperdibile
come sfratti e delocalizzazioni
“la margarina la margarina la margarina”
 dimentichi sempre di comprarla
e di guardare i cassonetti affollati
“la margarina la margarina la margarina”
i tuoi obiettivi da 30 centesimi
e i vicini di ieri in rovina sui marciapiedi di oggi
“la margarina la margarina la margarina”
metti sempre le cuffie
per non sentire i loro rantoli


(marco)

Friday, February 8, 2013

Santa Claus


Lo vedevo, lo vedevo dentro i suoi occhi, erano spenti: era morta.
Era' morta, morta, volata via in paradiso o verso qualche posto lontano, qualunque sia il posto dove si va quando si vola via, comunque non era più qui.
La cosa che mi spaventava di più è che allora io la ricordavo bene, ma chissà a furia di non vederla forse non sarebbe stata, giorno dopo giorno, anno dopo anno, così limpida nella mia testa, si sarebbe sbiadita sempre di più, fino a sparire anche da lì.
Allora pensai che l'unica cosa che mi restava da fare era concentrarmi bene su di lei, su tutto quello che la rappresentava, su come era fatta, per imprigionarla nella mia memoria e far sì che non fugisse, almeno da me; così da non aver bisogno di guardarla negli occhi ogni santo giorno per ricordarla; si perchè era lei che mi aveva sempre ricordato di lei , avendo la capacità di farlo senza nemmeno impegnarsi troppo, semplicemente guardandomi;  tutte le volte che me ne scordavo per via dei miei pensieri, tristi o felici o tristi che fossero, lei si faceva viva  e io mi ricordavo di lei.
Da quel momento però, sapevo che non sarebbe stato più così semplicemente perchè era morta, e fondamentalmente era per quello che io e lei non potevamo stare insieme; quando si muore non c'è niente da fare..a tutto c'è rimedio e vi risparmio il seguito..e rendersi conto che non ci può fare niente cercando di farlo è ancora peggio, è una delusione continua e ti fa sentire folle, o forse ti ci fa diventare.
I morti, certo, non si possono far resuscitare ma di loro ci si può ricordare in qualche modo, se ci fa piacere e continuare in qualche modo a farli vivere e saltare quà e là dentro di noi.
Ogni tanto vado al cimitero, si perchè da qualche parte dovevano pur seppelirla, e la vado a trovare; lascio i soliti fiori senza odore che costano molto meno (sapete ultimamente ci vado più spesso e il mio stipendio è sempre quello di un povero saltinbanco, nonostante lavori in una società di consulenza).
Sulla lapide, a lettere sempre meno leggibili, a causa di qualche cane bastardo che sicuramente ci piscia sopra è inciso:

                                                        Qui giace
                      LA SPLENDIDA IMMAGINE CHE HA LEI  DI ME  
                                             27/11/2014  -  10/12/2017

Monday, February 4, 2013

La notte che corre sul treno Mercy.



Ero sul treno merci, avevo corso molto e corso molti rischi, ma ora ero al sicuro; almeno per una  notte, fino a che non  sarebbero arrivati, alla prime luci dell'alba i facchini a scaricare tutti quei benedetti cassoni che ora mi facevano da armatura per le intenzioni altrui. Quanto avrei voluto che durasse quella  notte lo sa solo Dio, che al contrario di lei, non mi aveva mai saputo proteggere. Non avevo mai messo in dubbio la sua esistenza, ma di sicuro la sua bontà d'animo, la sua forza.La notte, lei si che mi faceva sentire al sicuro; il silenzio, l'oscurità, il roteare dei miei pensieri nello spazio tra il canto del gufo e il frusciare delle foglie del faggio, erano cose che mi rassicuravano, che mi rasserenavano; non Dio, con le sue lettere maiuscole e le sua pretesa di dimostrazioni di fede; era per tutto ciò che mi sembrava semplicemente un gran presuntuoso e un nemico della buona fede. Le luci dell'alba ed il canto del gallo uccidevano la mia maestra di vita, la seppellivano sotto il frastuono del darsi da fare, del tirare a campare, delle strette di mano, della socialità imposta da ciò che non ci accorgevamo essere convenzione banale semplicemente perchè durava da secoli; di tutto quel parlare che secondo la notte era superfluo, ed io ero stato, sin da piccolo, sempre d'accordo con lei su questo. Che se non parli secondo i signori della Corte vuol dire che non pensi, che non esisti, quando invece loro parlano molto solo per uccidere il silenzio, ritenuto troppo pesante, gravoso per chi ha pensieri malsani. Manteniamoci in superficie che si respira, quando io invece spesso in superficie non respiravo, era il caso di dirlo che a volte mi sentivo un pesce fuor d'acqua. La notte no, la notte sposava gli abissi e gli rimaneva fedele come una moglie in  un vero matrimonio, non come i molti che nascono sempre in nome di Dio.Il treno merci e lei andavano di paripasso a una velocità che mi piaceva poichè faceva passare il vento pieno dei profumi della stagione dell'aprile, ma come tutte le belle cose che ho conosciuto, ad una velocità che avrei comunque voluto rallentare, se non banalmente perchè quanto più si va veloci tanto prima si arriva alla fine della strada.L'unica cosa che avrei dovuto fare allora, e mi ci impegnavo da secoli, era cercare di non pensare alla destinazione, ma pensare al viaggio, al viaggio.

Giulio

Saturday, February 2, 2013

Un virus nel virus.

Alla fine di questo post penserete che sono pazzo, oppure no (nella prima ipotesi  vincereste un panettone scaduto).
La rete è una vera e propria trappola per idioti.  Internet ha determinato la scomparsa di due concetti importantissimi in tutti gli ambiti del vivere umano, quotidiano e non; lo spazio ed il tempo; ma non starò qui a parlare di finanza e di come, secondo me ed altri molto più illustri, l'immediatezza delle transazioni e degli spostamenti di denaro, abbiano causato un danno enorme al sistema economico ed avuto un ruolo da protagonista in questa crisetta, non parlerò di strumenti finanziari derivati messi in mano a chi non ha la facoltà di capirne nulla, ma ha la facoltà di scambiare come se non ci fosse un domani e come se fossero figurine,  non vi parlerò di economia reale e finanziaria no, vi parlerò di vita reale e virtuale, di quotidiano appunto. 
Vi faccio un esempio, anzi due: 
1965: una ragazzina invita una sua amica a studiare a casa. Studiano in cameretta con la radio accesa ed il wiskhey d'importazione rubato dal mobile segreto del papà. La radio, ovviamente tenuta accesa, passa il nuovo pezzo dei Kinks e il conduttore annuncia che il disco è in vendita a partire da oggi. Jana e Marie alla notizia, considerando, forse, anche l'effetto del wiskey di papà iniziano a gridare come delle forsennate e a saltare sul letto. Superata questa fase chiamano anche Dana e l'avvisano della notizia; lei risponde che stava sentendo il programma..urlando anche lei; allora la passano a prendere e poi via al negozio di dischi. Lì di fronte è il delirio, sono le 16 e 30 e c'è una fila lunghissima davanti al negozio che aprirà tra poco. Jana, nella moltitudine di volti conosciuti incontra Eddie, il ragazzo per cui va matta, che è lí per lo stesso motivo e ci si mette a parlare del più, del meno e dell'uguale fino a che non viene letteralmente tirata per un braccio da Marie che la trascina nello store, che ha appena aperto. Comprato il disco, senza poche difficoltà, le ragazze tornano a casa di Jana, entusiaste, continunano a sbevucchiare, e lo ascoltano cinque volte di fila, ballando come le matte, sino a mezzanotte. Risultato? Le ragazze si sono incontrate, hanno percorso spazio e hanno passato del tempo.
2013: Marta, spilzando il profilo facebook di Carla becca il link del nuovo singolo di Dry the river,  ci clicca su e ascolta la canzone, da sola, nella sua cameretta, il tutto per un tempo di cinque minuti; senza quindi essersi mossa nello spazio, aver condiviso niente con nessuno e senza aver passato un tempo superiore a quello della canzone (magari ne ha passato un pò di più perchè ha un maledetto 56k ammesso che li facciano ancora).

Non vorrei che qualcuno mi fraintendesse, e dunque pensasse che il problema sia passare del tempo o percorrere spazio, questi sono due concetti materiali utilizzati per supportare una tesi più vasta. 
Il problema, difatti, è rappresentato da un concetto più generale e generalizzante che è l'assenza di stimoli. 
 La rete ci consente di soddisfare qualsiasi bisogno in maniera che, con un azzardo molto più piccolo di come appare, oserei definire passiva, richiedendo dunque da parte nostra qualcosa di molto vicino al niente. In parole diverse , ci bombarda di offerta e dunque ci preclude, con dei meccanismi che assicurano che il tutto avvenga incoscientemente da parte nostra ( sono,non a caso, gli stessi meccanismi che utilizza il marketing esplicito, perchè poi di marketing si tratta anche in questa fattispecie) la scelta, senza star qui ad annoiarvi (oltremodo) su cosa significhi scegliere e quanto incida sulla formazione di un'identità, delle proprie idee e sulla costruzione dell'esistenza del singolo nella sua individualità o all'interno di un gruppo.
 Questo avviene in tutti gli ambiti del nostro vivere: nell'ambito dell'arte, della cultura, dell'informazione e infine della socializzazione che, in un mondo che non pecca cosi tanto di virtualizzazione, dovrebbe essere supportata, contornata, facilitata e addirittura stimolata dagli ambiti precedenti molto diversamente rispetto a come accade ora.

In pratica, eccetto quelli che io definisco fortunati, che non hanno internet, ci è data la possibilità (perché in fondo ci è data anche di suicidarci) di 'condividere' (da notare che la parola condividere assume un significato ben diverso a seconda che si tratti di virtuale e reale poichè nella realtà, nel linguaggio corrente, la parola non accetterebbe mai il concetto di poterlo fare individualmente o comunque alla stregua di mero post-it di informazione, come avviene per esempio sulla bacheca del social network Facebook) le stesse medesime cose nella solitudine delle nostre camere, senza veri e propri stimoli o condivisioni di sorta.

Alla fine di questo discorso, per evitare che il tutto possa essere confutato con le argomentazioni di qualche nerd progressista, che io, in quel caso, mi prenderei la briga di sopprimere, (e non nego che sarebbe più un pretesto) che mi parla del risparmio economico che assicura internet o delle facilitazioni di altro genere che implica, o che mi imbastisce un discorso sull'informazione libera in perfetto Grillo Style, sono disposto ad affermare che: si, potremmo continuare a vivere in questo modo, anche perchè visto il punto a cui siamo arrivati sarebbe difficile tornare indietro, peró facendo quello che io chiamo un compromesso al contrario (poichè secondo me il vero compromesso è proprio vivere in questo modo); cioè cercare di ridare valore a tutte quelle grandi cose che il nuovo sistema ci ha fatto dimenticare, ad esempio comprare un disco, un giornale, usare più spesso il telefono o addirittura incontrarci più spesso, per esempio fare più sport, respirare più aria aperta, diminuire la nostra ossessione per l' informazione/disinformazione, ricominciare a percorrere spazio ed impiegare del tempo per fare qualsiasi cosa, per esempio ricominciare a Scegliere.

Giulio

Monday, January 28, 2013

L'origine della ragione


 L'origine della ragione
che origina le ragioni
che argina i fiumi
di coscienza che rimane lì

la conoscenza non ha senso
perchè il senso non ha conoscenza
l'istinto detta tutto quello che sai
tutto quello che hai

i passi più sono lenti
e più sono contati
se conti i passi vuol dire che son pochi
e se cammini senza contare
forse stai correndo troppo

il mondo è fatto per la maggior parte d'aqua
che spegne il fuoco
che alimenta i sogni
allora entra in gioco il vento
che non muore mai
ma si nasconde dietro un filo d'erba

carezza le idee ma non troppo
perchè rischi di indebolirle
mettile in moto allora
e lanciale a tutta velocità

cogli il colore giusto
quello che piace a te
anche se quest'anno non va di moda

lascia la corda vibrare
fino all'infinito e non stopparla mai
per paura di dar fastidio al vicino
la musica non può far male quanto il silenzio

e quando serve usa il coltello dalla parte giusta
con la lama ben lontana da te. 

Giulio

Sunday, January 27, 2013



Scrivo perché non posso parlarti
vedo le parole disorientarsi nell’aria
uscire afone dalla mia bocca spaccata
nessun suono nella stanza in affitto
tu a custodirmi la mano sotto il tavolo
tenera a proteggermi dai discorsi degli altri
domattina poi riparte la metro
e con essa un’altra settimana di gennaio
Sarà un periodo lungo
e ignoto come le sirene delle ambulanze
soprattutto albe e tramonti per noi
un paio di dolci sul davanzale del tuo ufficio
qualche carezza sotto i tavoli
e un lungo intervallo di metropoli e tram

(marco)

Thursday, January 24, 2013

Mercurio, messaggero dei Luoghi più Strani

Sono Mercurio, un messaggero, porto la posta Nei Luoghi più Strani; pensate che l'ultima volta l'ho imbucata in una cassetta che stava su una torre alta seicentomila metri, la quale era appesa ad un filo,  la cui altra estremità era attaccata ad un raggio di sole. Roba da non credere, fino a che non lo si vede.
E' proprio per questo genere di cose, di consegne, che the big boss, come lo chiamano i folletti del posto (di lavoro), mi ha dotato di scarpe volanti; sono stranissime: stivaletti che, come forma, potrebbero assomigliare a quelli dell'adidas, vecchio stile pugile; ricordate? quelli che alcuni soggetti (mi pare li chiamassero grezzi sulla terra) usavano mettere da fuori i jeans; comunque se non fosse per un piccolo particolare sembrerebbero proprio quelli, in versione tarocca. Il particolare è che, ai lati, sia all'esterno che all'interno, vi sono attaccate delle piccole alette d'oro (dice lui, the big boss); io, in realtà, ho sempre pensato che siano laccate perchè , ogni tanto, mi pare di vedere dei pezzi di vernice che si staccano.
La cosa curiosa è che quando le lascio da qualche parte e poi me le rimetto, le alette sono come nuove; è per questo che ho pensato che the big boss, più che pagarmi delle scarpe con delle alette di oro vero, preferisce pagare il lavoro di manutenzione dei folletti che, ogni qual volta se ne va un pò di vernice, pensano subito a rilaccarle, a mia insaputa; va a finire che ci perde anche lo stupido (non è mai stato un genio con il denaro).

Comunque, dicevo, il mio mestiere è consegnare la posta Nei Luoghi più Strani.
Il problema è che il mio compito non si esaurisce nel consegnarla; anzi, prima della consegna, ho un compito forse ancora più oneroso e di sostanza, del quale non avevo assolutamente parlato al colloquio con the big boss - ecco perchè secondo me sono sottopagato ed ho deciso di iscrivermi al sindacato dei messaggeri (anche se i folletti mi han detto che serve a poco) -.
Il compito è quello di dividere le lettere, prima di consegnarle in:
-lettere d'amore
-lettere d'odio
per poi marchiarle con il loro relativo timbro.
Compito che a me sembrava di poco conto o più che altro di scarsa difficoltà quando mi è stato assegnato; ho subito pensato, difatti : "vabè, si capisce bene se una lettera è impregnata d'amore o di odio; si capisce dagli appellativi, dai verbi, dal toner, insomma si capisce".
Ora, col senno di poi ed un pò di esperienza, ho capito che avevo a dir poco sottovalutato il compito; a ben dire, lo capì già dalla terza lettera che mi fu chiesto di consegnare, la quale marchiai con il timbro "odio" quando avrei dovuto marchiarla con il timbro "amore".
Per colpa mia il destinatario non la volle aprire e questo fu causa della fine di molte cose.

The big boss, fortunatamente, mi perdonò per quella volta.
La rilessi diverse volte per capire il perchè del mio errore. Per farvi capire quale fu l'oggetto del mio primo fallimento professionale la riporto qui di seguito:



Ciao Marco, mi sono decisa a scriverti, finalmente, dopo tanto tempo. Mi spiace che tu abbia continuato a carcami, nonostante i miei innumerevoli sforzi di respingerti. Mi hai fatto molta pena; e , fondamentalmente, è la pena il sentimento che mi spinge a  scriverti ora. 
Tu pensavi che non sarebbe finita? pensavi davvero che ci saremmo sposati e avremmo costruito una famiglia insieme?
Cosa immaginavi? di poterti prendere cura di me per sempre? Di spingere la mia sedia a rotelle dove meglio credevi, in qualunque occasione? tanto parliamoci chiaro, come può un handicappato scegliere davvero dove andare? come avrei potuto mai scegliere davvero qualcosa, trascinarti io in qualche posto, guidare e non essere guidata? so che lo pensi anche tu. 
E dunque il tuo sogno d'amore è infranto. Il tuo bisogno di sentirti importante, l' ancora di salvezza si è staccata dalla tua nave ed ha preferito rimanere negli abissi. 
Non so descrivere la pena che provo per te; forse la stessa che ti lessi in faccia al nostro primo incontro in quel bar di Stoccolma, quando ti dissi che avrei preso un altro giro di whisky e tu, con aria leggera, mi rispondesti: "ti seguo a ruota" e poi mi sorridesti quasi a voler dire :"non cambia niente il fatto che tu sia su una maledetta sedia a rotelle"; appunto, non ridesti, sorridesti. O come quella volta che mi dicesti che eri contento di avere delle rampe in casa perchè erano perfette per il tuo skateboard e poi, per dimostrarmi che non scherzavi, ti rompesti la testa sullo spigolo del tavolo; non c'era abbastanza spazio e lo sapevi; poco dopo, mentre ti medicavo, mi guardasti, ed  in silenzio mi dicesti  "hai visto, anche tu ti prendi cura di me".Già, quelle cose che non si potevan dire; è possibile che ci siano cose che non si possono dire, tra due che si amano? secondo te si vero? ed è quello che rendeva il nostro amore ancora più profondo? vero? secondo me no, lo rendeva incompleto. Il tuo modo idiota ed i tuoi tentativi sporadici di esorcizzare la mia condizione, la mia condizione.
Comunque, provo questo sentimento di pena per te, uomo che vorrebbe andare a letto tutti i giorni sapendo di essere un eroe, che vorrebbe un recipiente da cui attingere autostima quotidianamente, quando non gli van bene le cose, per esempio il lavoro.
Vorrei essere chiara, per l'ultima volta; stammi lontano, non cercarmi, lasciami libera. Ho bisogno di rifarmi una vita, e con il tuo spettro sempre affianco che bisbiglia non riesco neanche a sentire quello che gli altri dicono. 
Non penso di dover aggiungere altro. Non avrei mai voluto essere così cruda, mi hai costretto tu. Mi hai portato ad odiarti, cosa che non avrei mai creduto possibile.
Addio (e che sia per sempre).
                                                                                                       Francesca


"Come poteva essere una lettera d'amore" pensai subito dopo? era scritto a chiare lettere che si trattava di odio.
Ricordo ancora le parole esatte di the big boss quando mi riportò la lettera indietro e me la diede: "Tu Mercurio, sei stato scelto come messaggero non a caso, al contrario di come hai pensato finora; quello che svolgi è un ruolo di grande importanza. Il messagero dei Luoghi più Strani deve sapere, conoscere, capire, sentire. Non può commettere errori come quello di oggi; deve avere il cuore di spugna, che assorba tutto e non lasci filtrare niente. E' per questa virtù infame che gli è dato, in compenso, di volare, e di poter andare  nei Luoghi più Strani.

Ora, che sono un messaggero esperto, vi posso dire che, tornando indietro, avrei marchiato quella lettera "Amore" con il mio stesso sangue.

Giulio


Sunday, January 13, 2013

  Amava il calore ed il sale del pianto

ciao
ciao
come va?
va, e basta
ok, dove va allora?
bè questa è ancora più difficile
cosa vuoi che ti chieda?
niente
cosa vuoi che ti dica?
niente
che fai?
fisso il muro
ah, finalmente una risposta
di che colore è?
bianco
quali stanze divide?
adesso stai tornando complicato
hai bevuto un bicchiere d'acqua oggi?
si, uno e mezzo
hai freddo?
no, sto bene
hai parlato al telefono con qualcuno?
scherzi
già
hai visto i tuoi occhi?
neanche per sogno
sei in camera tua?
si
ne sei uscita oggi?
no
ma sono le dieci di sera
ah si?
e non hai mangiato?
no
e come hai fatto a non mangiare?
non so, credo, ho dormito molto
quanto?
non so, fino a poco tempo fa
le medicine?
le ho finite
da quanto?
due giorni
ma stai guardando la tv?
no, la presa è staccata
il cellulare?
non so, sarà da qualche parte, scarico, forse sotto la felpa rossa, ma forse no
non pensi che i tuoi si possano preoccupare non sentendoti?
si
e allora?

e allora cosa?
non fai nulla per loro?non ti importa?
mi piacerebbe
importartene di loro?
importarmene di qualcosa.
ti voglio bene
anche io, se non ricordo male
ciao
ciao.


Giulio

stamattina a francoforte

come il rumore del traffico  in sottofondo mentre dormi a Bangkok come le luci della mia città che non distinguo all'orizzonte  è in que...