vorrebbe averla conosciuta prima che conoscesse il fuoco,che si bruciasse, prima che diventasse fuoco. Guardo il quadro e mi accorgo che il vento ne ha sconvolto i contorni, gli alberi sono piegati e le nuvole sono sfumate, senza tratti marcati. La geometria, o meglio le geometrie di ogni cosa, le linee, le rotte, la stasi, l'immenso mare, il cielo il fuoco e la tua porta di casa sono mutate da un agente invisibile, una forza che non ha bisogno di mettersi in mostra. Se solo avessi imparato qualcosa dal vento sorella mia; la sua costanza, la capacità di cambiare intensità, di stupire, la sua discrezione ed il suo senso di giustizia; avresti trascinato eserciti interi dove credevi, ma per prima te stessa, per prima te. I tuoi eroi da baracca sono destinati a morire in battaglia, di certo ben vestiti , con colori sgargianti che mascherano un cuore pallido, ma mancanti delle qualità delle forze della natura; essi sono, per l'appunto, innaturali. Hanno imparato bene l'arte del teatro dai loro padri e vivranno per sempre in un dannato scenario, dannato, si. Una terra di mezzo tra realtà e farsa, dove non c'è rischio di scoprirsi, ma neanche il sapore. Ho visto uno di questi arrampicarsi su un monte di cartone e crollare insieme a questo all'arrivo delle prime piogge. Ma come sai di loro non m'importa. Ma di te si. E provo a spiegarti qualcosa, trasmettendoti quello che ho imparato nei secoli trascorsi nella mia testa. Secoli di guerre, di riappacificazioni, secoli di conquiste fatte e subite creando e distruggendo gli Imperi della serenità, della dolcezza. Ma con questa brevissima lettera non ti sto certo suggerendo di ascoltare me, ma di ascoltare qualcosa capace di regalare un eco sonoro ai tuoi pensieri più grandi, di farli esplodere nell'aria e renderli più chiari, ascolta il vento cara mia.
Giulio
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Sunday, April 14, 2013
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