per orsolya
hai le mani lisce
come se il vento
(o le parole della gente)
le avessero lavorate a lungo
il risultato è una superficie calda
limpida e senza increspature
un congegno che congela il male tutto intorno
riscalda il nostro involucro
e ci mantiene idratati
a volte le usi per accarezzarmi
è come un’onda gentile
che travolge e ripaga tutto
ogni pomeriggio solitario ogni illusione di futuro
sembrava tutto ancora incerto e vuoto
poi sono arrivate le tue mani
quel tremore ai polsi
il senso di una notte
che ha dato forma e senso ai nostri organi
la lingua in cui mi parli
ha corso su corridoi infiniti
ero diverso prima di conoscerla
seduto alla tua tavola
colma di parole gentili e sguardi curiosi
ho mangiato una zuppa con i cavolfiori
(stavo quasi per versarla sul tavolo!)
come le tue mani come quella casa come quei volti
era colma d’amore
siamo stati nel tuo giardino
in un cinema in mezzo ai boschi in riva al mare
a cercare una lingua adatta
a dire quello che volevamo dirci
una lingua senza sillabe e
fatta di piante e foglie misteriose
che, se le lanci in aria
vorticano folli e non vanno giù
trovano un percorso allungano la traiettoria
che congegni misteriosi,
mi viene da dire,
queste foglie
che si arrampicano in aria
questo amore
che copre e alimenta tutto
e una strada trova sempre
questa necessità di mangiare insieme
la vita che è passata e quella che verrà
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