dividi la notte come si separa lo spazio
in un armadio stretto e condiviso
l’ultima l’hai passata per un paio di ripiani
in un locale pieno di tappeti
sei tornato a pensare al freddo
al dialetto alla noia
a quel mare verde che ti fissava
e non parlava mai
poi due persone hanno detto
al lato sano del tuo collo
sembri uno che ha avuto una infanzia serena
quell’osservazione si è innestata da qualche parte
tra i tuoi vasi e i battiti passati
hai passato la mattina seguente a chiederti cosa fosse una
infanzia serena
davvero l’hai avuta? E, se sì, quali persone/quali eventi hanno
concorso a costruirla?
forse hai dimenticato di ringraziare qualcuno?
ti vengono in mente un paio di persone che non possono più ascoltare
ma in definitiva è partita una indagine
degna di patrick modiano
perché ricordi così poco?
dettagli di un’infanzia che
credevi marginali
tua nonna che ti insegna a leggere l’orologio
le partite di tennis di tuo padre
tua madre che distrugge un vetro in retromarcia
e invece come piante
i bei ricordi vanno coltivati
ti appare tutto così distante e indistinto
come se vivessi costantemente in funzione del presente
come se l’amore fosse il fluido del tuo acquario
a cui non fai troppo caso
come se nessuno ti avesse insegnato a distanziare
le stagioni che hai vissuto
come se anche la serata di ieri
concorresse a dare valore alla tua infanzia
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