se li lascio agire
i ricordi a breve termine
pazienti invadono e degradano
io ogni sera cerco di distrarli
porto fuori l’immondizia
guardo i cani degli altri
mentre lo faccio
alcuni estranei leggono quello che scrivo
in treno
a casa
forse in un parco
e in qualche altro posto in cui passava donnie
le informazioni mi circondano
sono sempre tutte superflue
potessi calcolare il tempo perso
avrei dieci anni in meno
e cento notti tranquille in più
ma l’Europa rimane la stessa enorme piazza
allagata di speranze e belle statue
ed io senza motivo
mi sento ancora fortemente vivo
grandi scontri si sentono arrivare
ho persino sentito qualcuno vomitare sull’altare
hanno detto che assomigliava a donnie
cani e spazzatura sono finiti anche stanotte
ed io me ne torno a casa
le poesia nasce dai cattivi odori e dalle assenze
si reagisce con sangue freddo e appunti brevi
dentro me ancora resiste
una specie di yom kippur laico
con pareti vinaccia tende oscure e candelabri
in un qualche attutito modo mi preparo alla battaglia imminente
ma i movimenti sono lenti e le cartilagini sottili
il cibo ha un odore peggiore
e mi sembra di riconoscere dovunque
la zaino nero del mio amico donnie
Reading List
Friday, November 11, 2016
Friday, October 14, 2016
questa cosa
per Bruno
questa cosa chiamata Lisbona
non era una città
era il mattino del giorno in cui sei andata via
tutto iniziava ad avere l'odore dei cantieri dopo la pioggia
eppure tenevo le finestre aperte
e un pensiero gentile ogni giorno
questa cosa chiamata Lisbona
non era una città
erano le persone per strada
che non sapevano piangere
ed erano piene di crepe
come i vecchi palazzi
ma questa cosa chiamata Lisbona
era un bravo ragazzo in una stanza
e il suo silenzio ad aprire cento crepe
quelle crepe improvvise e assurde
che attaccano sempre i palazzi migliori
e gli adorabili ragazzi del margine sud
non era una città
era il mattino del giorno in cui sei andata via
tutto iniziava ad avere l'odore dei cantieri dopo la pioggia
eppure tenevo le finestre aperte
e un pensiero gentile ogni giorno
questa cosa chiamata Lisbona
non era una città
erano le persone per strada
che non sapevano piangere
ed erano piene di crepe
come i vecchi palazzi
ma questa cosa chiamata Lisbona
era un bravo ragazzo in una stanza
e il suo silenzio ad aprire cento crepe
quelle crepe improvvise e assurde
che attaccano sempre i palazzi migliori
e gli adorabili ragazzi del margine sud
Tuesday, September 27, 2016
interruttori
cosa sono le città
se non combinazioni di suoni intrecciati
Lisbona in questo è avanguardia
triangoli rossi dappertutto
piccoli tubi forati innaffiano rettangoli marroni
la mia collega ha sei cognomi parla italiano ma semplifica le doppie
("allegato" è la parola più difficile
io credevo fosse
"aborto"
oppure
"separazione")
le stagioni da quattro che erano
sono diventate un unico allarme invisibile
ed io non capisco da dove proviene
sembra piombare da tutte le parti
i compagni che incontri i compagni che vanno
la donna di cui ti prendi cura quella per la quale dimentichi di mangiare
sono corsi via tutti
nella direzione opposta a questo drammatico fracasso
se potessi fuggirei anche io
ma non posso
questo rumore parte da dentro me
e non si spegne
ho provato ad abbassare tutti gli interruttori
il suono continua
se non combinazioni di suoni intrecciati
Lisbona in questo è avanguardia
triangoli rossi dappertutto
piccoli tubi forati innaffiano rettangoli marroni
la mia collega ha sei cognomi parla italiano ma semplifica le doppie
("allegato" è la parola più difficile
io credevo fosse
"aborto"
oppure
"separazione")
le stagioni da quattro che erano
sono diventate un unico allarme invisibile
ed io non capisco da dove proviene
sembra piombare da tutte le parti
i compagni che incontri i compagni che vanno
la donna di cui ti prendi cura quella per la quale dimentichi di mangiare
sono corsi via tutti
nella direzione opposta a questo drammatico fracasso
se potessi fuggirei anche io
ma non posso
questo rumore parte da dentro me
e non si spegne
ho provato ad abbassare tutti gli interruttori
il suono continua
Monday, September 5, 2016
si urlava di donne e cimiteri
per lello
cambierei settembre solo per un altro settembre
uno meno lucido e dimesso
con piste ciclabili fabbriche aperte e aeronautiche dismesse
nel gargano appuntito e guardingo
si urlava di donne e cimiteri
due passaggi che non possiamo né vogliamo evitare
scendo le scale tengo la destra poi sempre dritto
svolta leggera a sinistra e si vede
la pietra levigata col nome di un animo semplice
lo incontro tra i marmi
e ci sentiamo soli in due
soli tra i cipressi e tra la gente
poi una donna mi chiama,
la sento dire che, in tutti gli anni dopo me, ha incontrato solo idioti
e riesco a vederlo, negli ultimi metri ad attendermi
per concludere insieme la nostra corsa di nobili cadaveri
Sunday, August 14, 2016
dove mi trovo, Sergio
dove mi trovo Sergio
musica angolana spirito ucraino dimentico cognomi e luoghi
cosa faccio
ignoro tutti me compreso ritorno a casa nella penisola iberica
chi sono
un residuo di qualcun altro il contrario di ciò che vedo
perchè non rispondo
queste sirene sono figlie d'infermieri o poliziotti
non conosco le risposte, Sergio
sono accerchiato da scalinate e strade rotte
cosa voglio Sergio
a parte sedermi sui palazzi con vista ponte
tra domenica e lunedì deve esserci un ottavo giorno
che ancora non abbiamo scoperto
dove mi trovo cosa faccio chi sono perchè non rispondo
non conosco le risposte
la mia generazione è senza mani e piedi
non sa dire nulla
ed io forte lo sento, Sergio
a Lisbona esistono albe più loquaci di noi
Saturday, July 30, 2016
queste vie
ore quattro e zero otto
braccato dal camion della disinfestazionele strade del paese mi ingoiano sorde
nel gargano privo di uomini
queste vie
il loro stand-by afono
non sanno darmi di più
il loro stand-by afono
non sanno darmi di più
l'orologio pubblico mi punta contro le lancette
lui rimane qui
un briciolo di nebbia e il mio dentro
un briciolo di nebbia e il mio dentro
rimane uguale a questo fuori
queste vie
il loro stand-by afono
non sanno dirmi di più
il loro stand-by afono
non sanno dirmi di più
e dal campo buio intorno le sento risalire
gelide e puntuali
le campane delle vacche
a frantumare anime e organi
gelide e puntuali
le campane delle vacche
a frantumare anime e organi
Thursday, July 21, 2016
La tua voce
Un muro bianco lucido
mi spaventa più di mille armi
Le imposte sempre aperte
mi rincorrono con i loro vetri crepati.
La tua voce apre una foresta dentro me
miliardi di crac di rami rombi di alberi
non ricordo più perché sono qui
ma quando tu riposi
il mio giorno si esaurisce
gli alberi svaniscono
e i nemici tornano a ripetermi
alcuni tra i migliori poeti
sono
volati
dalle
finestre
Wednesday, June 8, 2016
ovunque mi poggio ovunque mi perdo
la mia giacca preferita
ovunque la poggio ovunque la perdo
di sera dietro i divani triste si addormenta
di giorno quanti animali si sono divertiti a lacerarla
ma questo signorina non vuol dire che non tenga a lei.
Qui e nella via lattea le candele accese non esistono
il vento si ferma solo per qualche proposito speciale
farmi notare il tipo di persona che sono diventato
e quella che avrei potuto essere.
In tanto camminare cosa ho ottenuto
niente di tangibile direi stasera
sono tornato al punto di partenza molte volte
ho cercato di coordinarmi con i mutevoli ambienti circostanti
ma ancora non conosco me stesso, i miei desideri
e questa nuova ripida città
Monday, May 23, 2016
L’uomo di Teramo
Non ho bisogno di una lapide, ma
Se voi avete bisogno di una per me
Vorrei che ci fosse scritto:
Ha fatto delle proposte. Noi
Le abbiamo accettate.
Con una tale incisione saremmo
Onorati tutti quanti.
Bertolt Brecht
Antipasti di mare primi della casa spezzatini di vitello
se escludo un paio di fragorose assenze
Maggio in Portogallo non è molto diverso
dal mio normale maggio italiano
quando a Roma Centro le ragazze iniziano a scoprirsi
e i deputati le inseguono tenaci
tra una portata e l’altra dei loro pranzi di lavoro
e solo uno di loro a digiuno.
A difendere deboli dimenticati e lerci
una certa fame viene a tutti
tranne che all’uomo di Teramo
unico amico di invisibili e senza speranze
e intanto a Roma Centro primi piatti e secondi di pesce
docili riempiono le pance dei più ricchi
e adesso che l’uomo di Teramo è andato via
nessuno più fermerà questo inquietante ruotare di piatti
se escludo un paio di fragorose assenze
Maggio in Portogallo non è molto diverso
dal mio normale maggio italiano
quando a Roma Centro le ragazze iniziano a scoprirsi
e i deputati le inseguono tenaci
tra una portata e l’altra dei loro pranzi di lavoro
e solo uno di loro a digiuno.
A difendere deboli dimenticati e lerci
una certa fame viene a tutti
tranne che all’uomo di Teramo
unico amico di invisibili e senza speranze
e intanto a Roma Centro primi piatti e secondi di pesce
docili riempiono le pance dei più ricchi
e adesso che l’uomo di Teramo è andato via
nessuno più fermerà questo inquietante ruotare di piatti
Saturday, April 30, 2016
la nostra città i nostri cani morti
folate di vento frasi gutturali e attese in aeroporto
la mia pazienza qui non verrà sprecata
ho conosciuto te e questa città
nello stesso imbarazzato modo
lunghe fasi di studio per cominciare
frasi brevi nelle stazioni come a tavola
pian piano le prime bizzarre intese
sull'appia nuova come a nettuno centro
la tua tenera storia sui nostri adorabili cani morti
i barboni a scandire incroci e tramonti
Lisbona è un lamento invisibile
a cui non riesco a rinunciare
fino a sera
quando poi puntuale torni a salvarmi tu
con quella tenera storia sui nostri adorabili cani morti
Sunday, April 17, 2016
città di sensitivi e astrologi
sulla tua pelle e lungo le mie retine
i punti oscuri sono sempre numerosi e ben distribuiti
ma, tra i deserti, qualcosa di lucido lo avverto
questa città di silenzi e salotti vuoti
ha padroni con uniformi strane e nasi in cielo
alla prima malinconia tirano la giacca
il destino lusitano tra le labbra
lungo il fiume già sanno cosa pensi
e con chi vorresti essere in questo momento
lavorano con mappe, metafore e altre merci
invisibili e lontane
come l'amore che un tempo provavo
adesso ricomincia l'autunno
una qualche indefinita lunatica stagione volge al termine
molti punti rimangono oscuri nella mia mente
non reggo più lo sguardo dei ciechi per strada
e rincorro il bus delle 7.40
certi giorni riesco a prenderlo
altri rimango in panchina
a sentir parlare di onde alte e destini
gli umili padroni di questa città
Monday, March 21, 2016
PARABENS PRINCESA ALICE
(per AM, NG, MV)
Che tu lo voglia o meno il tempo come sabbia trasparente ci sotterrerà impietoso presto inizieremo a sentirci appesantiti e semoventi e l'entusiasmo come la forza verrà a mancare A meno che non chiudiamo gli occhi ogni tanto e ci sforziamo di tornare come qualche tempo fa PARABENS PRINCESA ALICE recita un festone in piedi nel parco Alice non vuole chiudere gli occhi sono aperti da troppo poco per essere già stanchi Il vento si alza e strattona le parole compone frasi senza lieto fine che già conosco Mi piace pensare che un giorno per un solo minuto di un solo giorno secolo ventesimo o ventunesimo non importa per qualcuno sono stato importante e per un istante quel qualcuno non desiderava altro che il mio malinconico profilo. Intanto la princesa Alice cresce veloce io incespico a ovest di tutti quelli che conosco nessuna corrente d’aria oggi pomeriggio credevo di sentire il rumore del vento erano solo quattro bambini tra l'erba e i miei occhi che non volevano aprirsi
Friday, February 26, 2016
era un topo meraviglioso
era un topo meraviglioso
enorme, indifeso e morto
sembrava chiaro che avesse lottato prima di soccombere
come tutte le persone degne di questo nome
un amico ipotizzava discussioni degenerate come le sue relazioni
a breve la scientifica sarebbe arrivata
un minuscolo lenzuolo avrebbe coperto tutto
intanto lo vedevo senza vita sul mio pianerottolo
dolce e arrendevole come carri armati obsoleti
ho subito pensato a te
che da tempo non strisci più da queste fogne
quanto può essere romantico un topo morto
lo sappiamo solo io e te
e la prima frase di questa poesia
l’avremmo pronunciata solo io e te
Wednesday, February 3, 2016
da lontano
per I.
ogni volta che sei via me lo ricordo
scattano una foto da lontano
perché son l'unico nella piazza
un campanello rintuzza i dialoghi degli spazzini
tra poco anche i passeri torneranno a chiedersi
votare scheda bianca o non presentarsi affatto?
solo io e te se potessimo vederci qui adesso
so che non diremmo nulla
tutto quello che dobbiamo dirci
morbido ristagna nei nostri crani
tenera mi accarezzi ossa delle mani e organi interni
tutto andrà per il meglio
sembra dica uno spazzino all'altro
ed io ci credo per davvero
i nostri giovani organi
li abbiamo svezzati tra le pause
i nostri teneri accordi
li abbiamo registrati nel silenzio
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stamattina a francoforte
come il rumore del traffico in sottofondo mentre dormi a Bangkok come le luci della mia città che non distinguo all'orizzonte è in que...
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per piero l’estraneo che amo di più erano otto anni che non mi parlava (è un calcolo per difetto) l’aveva scelto lui, non io ieri lo trov...
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