non sono una persona semplice,
tutt'altro, molto complessa.
Ma sono temperato: domino la complessità,
la sintetizzo, la metto in un cassetto
e quando mi piace,
mi vesto di Semplicità,
che è l'ideale per camminare
lungo il viale di gelsomino,
nelle giornate di sole.
Perchè non credo sia bene averla innaturata
la semplicità, no;
credo sia un bene invece,
nuotare spesso nella meccanica di moti ondosi,
per capirne il valore.
Reading List
Sunday, May 26, 2013
Thursday, May 23, 2013
di fronte ai cambi di stagione
Che valenza abbia l’amore di fronte ai cambi di stagione
prima o poi ce lo chiediamo tutti.
Io mi difendo dai silenzi con fantasia e speranza
ed ogni giorno elaboro diverse rappresentazioni di te
Ieri notte eri un sinuoso cielo color sud africa.
Stamattina invece più o meno un pomeriggio ventoso sull'adriatico.
E mi piacevi in entrambe le occasioni.
Però alla fine lo sai che torniamo sempre ad Amsterdam
ad infilarci nello zoo comunale.
E’ sempre uguale, come piace a noi,
spopolato e triste.
(mar)
(mar)
Monday, May 20, 2013
Luce e riflesso
La ballerina non si nutre di sensualità, la cerca per riconoscervisi,
l'opera d'arte non contempla nulla
poichè è contemplata,
il vortice gira intorno a sè e se stesso,
il mattino non si cura mai della notte
e la notte mai del mattino e difatti,
non si conosceranno mai,
la stella vive di luce propria
e noi della sua,
la madre ama senza essere amata;
non è il domani che porta pioggia ma la pioggia che porta al domani.
Giulio
Giulio
Wednesday, May 15, 2013
Tu ed io siamo dei perfezionisti
Ogni giorno apportiamo lievi modifiche all'albero motore
bilanciamenti di poppa e prua
enormi lenzuola da issare e ritirare
rotte da studiare e scogli da scavalcare.
L’altro giorno pioveva forte ma nessuno di noi voleva andare sotto coperta
il vento scuoteva i nasi a punta e gli alluci all'insù
come gli haitiani cadevamo e battevamo la testa e ci rialzavamo
il vascello imbarcava acqua e il timone era senza controllo
nonostante i nostri immensi sforzi la situazione era ovunque disperata.
Era tutto compromesso, capite.
Poi, di colpo, ha smesso.
Il vento si è calmato, l’acqua è tornata indietro.
Ci siamo guardati stanchi
tu mi hai raccolto gli occhiali, io ti ho offerto una coperta
e abbiamo iniziato ad asciugarci piano.
marco
Tuesday, May 14, 2013
Internet ed i social network versus "la tua identità".
Alla fine di questo post penserete che sono pazzo, oppure no (nella prima ipotesi vincereste un panettone scaduto).
La rete è una vera e propria trappola per idioti. Internet ha determinato la scomparsa di due concetti importantissimi in tutti gli ambiti del vivere umano, quotidiano e non; lo spazio ed il tempo; ma non starò qui a parlare di finanza e di come, secondo me ed altri molto più illustri, l'immediatezza delle transazioni e degli spostamenti di denaro, abbiano causato un danno enorme al sistema economico ed avuto un ruolo da protagonista in questa crisetta, non parlerò di strumenti finanziari derivati messi in mano a chi non ha la facoltà di capirne nulla, ma ha la facoltà di scambiare come se non ci fosse un domani e come se fossero figurine, non vi parlerò di economia reale e finanziaria no, vi parlerò di vita reale e virtuale, di quotidiano appunto.
Vi faccio un esempio, anzi due:
1965: una ragazzina invita una sua amica a studiare a casa. Studiano in cameretta con la radio accesa ed il wiskhey d'importazione rubato dal mobile segreto del papà. La radio, ovviamente tenuta accesa, passa il nuovo pezzo dei Kinks e il conduttore annuncia che il disco è in vendita a partire da oggi. Jana e Marie alla notizia, considerando, forse, anche l'effetto del wiskey di papà iniziano a gridare come delle forsennate e a saltare sul letto. Superata questa fase chiamano anche Dana e l'avvisano della notizia; lei risponde che stava sentendo il programma..urlando anche lei; allora la passano a prendere e poi via al negozio di dischi. Lì di fronte è il delirio, sono le 16 e 30 e c'è una fila lunghissima davanti al negozio che aprirà tra poco. Jana, nella moltitudine di volti conosciuti incontra Eddie, il ragazzo per cui va matta, che è lí per lo stesso motivo e ci si mette a parlare del più, del meno e dell'uguale fino a che non viene letteralmente tirata per un braccio da Marie che la trascina nello store, che ha appena aperto. Comprato il disco, senza poche difficoltà, le ragazze tornano a casa di Jana, entusiaste, continunano a sbevucchiare, e lo ascoltano cinque volte di fila, ballando come le matte, sino a mezzanotte. Risultato? Le ragazze si sono incontrate, hanno percorso spazio e hanno passato del tempo.
2013: Marta, spilzando il profilo facebook di Carla becca il link del nuovo singolo di Dry the river, ci clicca su e ascolta la canzone, da sola, nella sua cameretta, il tutto per un tempo di cinque minuti; senza quindi essersi mossa nello spazio, aver condiviso niente con nessuno e senza aver passato un tempo superiore a quello della canzone (magari ne ha passato un pò di più perchè ha un maledetto 56k ammesso che li facciano ancora).
Non vorrei che qualcuno mi fraintendesse, e dunque pensasse che il problema sia passare del tempo o percorrere spazio, questi sono due concetti materiali utilizzati per supportare una tesi più vasta.
Il problema, difatti, è rappresentato da un concetto più generale e generalizzante che è l'assenza di stimoli.
La rete ci consente di soddisfare qualsiasi bisogno in maniera che, con un azzardo molto più piccolo di come appare, oserei definire passiva, richiedendo dunque da parte nostra qualcosa di molto vicino al niente. In parole diverse , ci bombarda di offerta e dunque ci preclude, con dei meccanismi che assicurano che il tutto avvenga incoscientemente da parte nostra ( sono,non a caso, gli stessi meccanismi che utilizza il marketing esplicito, perchè poi di marketing si tratta anche in questa fattispecie) la scelta, senza star qui ad annoiarvi (oltremodo) su cosa significhi scegliere e quanto incida sulla formazione di un'identità, delle proprie idee e sulla costruzione dell'esistenza del singolo nella sua individualità o all'interno di un gruppo.
Questo avviene in tutti gli ambiti del nostro vivere: nell'ambito dell'arte, della cultura, dell'informazione e infine della socializzazione che, in un mondo che non pecca cosi tanto di virtualizzazione, dovrebbe essere supportata, contornata, facilitata e addirittura stimolata dagli ambiti precedenti molto diversamente rispetto a come accade ora.
A conclusione di questo discorso, per evitare che il tutto possa essere confutato con le argomentazioni di qualche nerd progressista, che io, in quel caso, mi prenderei la briga di sopprimere, (e non nego che sarebbe più un pretesto) che mi parla del risparmio economico che assicura internet o delle facilitazioni di altro genere che implica, o che mi imbastisce un discorso sull'informazione libera in perfetto Grillo Style, sono disposto ad affermare che: si, potremmo continuare a vivere in questo modo, anche perchè visto il punto a cui siamo arrivati sarebbe difficile tornare indietro, peró facendo quello che io chiamo un compromesso al contrario (poichè secondo me il vero compromesso è proprio vivere in questo modo); cioè cercare di ridare valore a tutte quelle grandi cose che il nuovo sistema ci ha fatto dimenticare, ad esempio comprare un disco, un giornale, usare più spesso il telefono o addirittura incontrarci più spesso, per esempio fare più sport, respirare più aria aperta, diminuire la nostra ossessione per l' informazione/disinformazione, ricominciare a percorrere spazio ed impiegare del tempo per fare qualsiasi cosa, per esempio ricominciare a Scegliere.
Giulio
Cercando me, cercando te, cercando noi.
Le onde si lasciano trascinare
da me mentre il vento al solito fa i giochi
e Dio son pronto a fare accordi con lui
in merito a tutto quanto chiede,
direzioni, rotte ed ambizioni
non posson esser solo scelte
con l'arbitrio e di questo ormai ne siamo
giunti a conclusione
Le vele però le spiego io
che quello è il ruolo che m'è stato dato
di diritto quando son cresciuto
e sono diventato uomo.
Tu intanto aspettati ma ogni tanto
fai un passo verso te
che per trovarsi c'è bisogno
anche d'andarsi incontro
e se dove son io alla fine sarai tu
possibile che ci si veda
in mezzo al mare, alle correnti,
forse al centro del nostro mondo.
Saturday, May 11, 2013
L'esercito della salvezza, del fallimento.
il giorno che sono morto piangeva di un duplice dolore solo mia madre, e forse il cielo, visto che pioveva come forte e fitto come raramente si vedeva nella mia terra.Entrambi sapevano che non mi ero ucciso io. Mi avevano ucciso gli altri. Ma nessuno sarebbe mai stato accusato di nulla perchè avrebbe voluto dire poi cambiare il mondo: avrebbe voluto dire cambiare tutto, cambiare le coscienze; avrebbe voluto dire cambiare il pensiero l'agire di conseguenza; avrebbe voluto dire cambiare ogni cosa. Ma non sarebbe mai stato possibile cambiare niente, figuriamoci ogni cosa. Saremmo continuati a morire tutti , uno dopo l'altro, noi, assassinati in serie dai fucili d'assalto dell'esercito del male. Facevamo parte di una squadra che contava uomini di gran valore, ma ne contava troppo pochi. Non sarebbe cambiato nulla. Per ognuno di noi ne nascevano dieci milioni di loro, e per quanto potessimo lottare strenuamente l'oracolo degli dei ci avvertiva sempre prima dello scontro, che saremmo stati sconfitti dalle forze oscure. Ma non per questo potevamo rifiutarci di fare quello per cui eravamo nati.
Ho resistito la bellezza di ventidue anni, senza mai morire, ma ogni battaglia a cui sopravvivevo avanzavo di una linea; sono morto in prima linea, e dunque con la certezza di quello a cui andavo incontro. Difatti molti dei miei compagni iniziavano ad assumere fattezza di fantasmi mentre discutevano di tattica militare, subito prima dello scontro finale. Ma io stavo ben attento a non dirglielo per far si che non si spaventassero oltremodo. Certe volte essere un generale dell'armata significa mentire o fingere per il bene del proprio squadrone. Era giunto il nostro momento. Dopo di noi ci sarebbero stati altri a combattere, a sacrificarsi per il bene. La cosa piú sconvolgente è la consapevolezza di non lottare per vincere, ma semplicemente per rallentare le forze oscure, e diminuirne l'effetto distruttivo, la consapevolezza di morire per una grande causa, invano.
Giulio
Giulio
Friday, May 3, 2013
Ragnatele
Toglievo con fatica le ragnatele dal mio cervello
come se il bastone che avevo preso
in prestito dallo stregone si fosse consumato
e non arrivasse più a toccarne gli angoli
e allora pareva inevitabile, con quello strumento ormai del tutto inefficiente che vi rimanesse un pó di sudicio.
si i ricordi sporchi non andavano più via del tutto e
come se non bastasse ci si aggiungevano le proiezioni perverse a completare un quadro di disordine e lerciume.
In alto a destra c'erano mio padre e mio fratello che reggevano la corda dove era impiccata mia madre ed un setter cucciolo che le leccava i piedi penzolanti mentre mia cognata lo accarezzava sorridente.
poco piû in là lungo la parete c'era, bella come la morte di un giorno, la donna che non era mai riuscita ad amarmi del tutto. Cercava disperatamente nelle mie tasche per trovar danaro con due foglietti stretti dentro al pugno, l'uno era un avviso di sfratto e l'altro era un elenco pieno di promesse ed equazioni con la variabile "amore" completamente riponderata al ribasso; il tutto credo fosse per me;
nell'altro angolo, ricordo esserci il mio sogno di costruire case con le scatole di scarpe, il mio sogno di cartone, impossibile da realizzare, cosí bello e semplice, così sereno e poco ambizioso, tanto da costare troppo, troppo per me e per chi mai avesse scelto di sedere davanti al fuoco accanto a me. Nell'angolo geometricamente più lontano a questo c'era Chloe, forse l'unica bestia a cui abbia mai davvero voluto bene,non banalmente perchè era il mio cane, ma perchè mi piaceva davvero. Era una forza della natura, un cane senza razza che poteva battere in velocità e forza qualsiasi pastore o levriero, con la grazia potente di una tigre ed un pelo fatto di luce del sole, che chiedeva d'essere guardato. Chloe, il cane che non si aspettava mai niente. Ogni carezza per lei era importante e non si era mai permessa di entrare in casa, anche quando la porta era aperta. Stava sempre al posto suo e non abbaiava mai, nonostante un suo abbaio avrebbe sconvolto i cieli. Avrebbe potuto ma non lo faceva. Quel cane era forza purissima, delle più buone e sincere. Il mio fantastico cane non di razza. Il ricordo di ogni notte in cui tornavo a casa e aprivo la porta per entrare, lei si avvicinava sapendo che era il momento delle carezze della buonanotte; io non la deludevo e spesso le sussurravo che le volevo bene. Ma davvero. Poi facevo per chiudere la porta e lei si scansava subito. Il momento delle carezze della buonanotte era già finito , ma per lei era stato, come sempre, importante. La mia fantastica, tenera, fortissima bastarda.
Nell'altro angolo, l'unico rimasto, non c'era nulla, era vuoto. L'unica cosa che mi veniva da pensare, o da sperare, era che fosse riservato ai ricordi futuri.
Giulio
come se il bastone che avevo preso
in prestito dallo stregone si fosse consumato
e non arrivasse più a toccarne gli angoli
e allora pareva inevitabile, con quello strumento ormai del tutto inefficiente che vi rimanesse un pó di sudicio.
si i ricordi sporchi non andavano più via del tutto e
come se non bastasse ci si aggiungevano le proiezioni perverse a completare un quadro di disordine e lerciume.
In alto a destra c'erano mio padre e mio fratello che reggevano la corda dove era impiccata mia madre ed un setter cucciolo che le leccava i piedi penzolanti mentre mia cognata lo accarezzava sorridente.
poco piû in là lungo la parete c'era, bella come la morte di un giorno, la donna che non era mai riuscita ad amarmi del tutto. Cercava disperatamente nelle mie tasche per trovar danaro con due foglietti stretti dentro al pugno, l'uno era un avviso di sfratto e l'altro era un elenco pieno di promesse ed equazioni con la variabile "amore" completamente riponderata al ribasso; il tutto credo fosse per me;
nell'altro angolo, ricordo esserci il mio sogno di costruire case con le scatole di scarpe, il mio sogno di cartone, impossibile da realizzare, cosí bello e semplice, così sereno e poco ambizioso, tanto da costare troppo, troppo per me e per chi mai avesse scelto di sedere davanti al fuoco accanto a me. Nell'angolo geometricamente più lontano a questo c'era Chloe, forse l'unica bestia a cui abbia mai davvero voluto bene,non banalmente perchè era il mio cane, ma perchè mi piaceva davvero. Era una forza della natura, un cane senza razza che poteva battere in velocità e forza qualsiasi pastore o levriero, con la grazia potente di una tigre ed un pelo fatto di luce del sole, che chiedeva d'essere guardato. Chloe, il cane che non si aspettava mai niente. Ogni carezza per lei era importante e non si era mai permessa di entrare in casa, anche quando la porta era aperta. Stava sempre al posto suo e non abbaiava mai, nonostante un suo abbaio avrebbe sconvolto i cieli. Avrebbe potuto ma non lo faceva. Quel cane era forza purissima, delle più buone e sincere. Il mio fantastico cane non di razza. Il ricordo di ogni notte in cui tornavo a casa e aprivo la porta per entrare, lei si avvicinava sapendo che era il momento delle carezze della buonanotte; io non la deludevo e spesso le sussurravo che le volevo bene. Ma davvero. Poi facevo per chiudere la porta e lei si scansava subito. Il momento delle carezze della buonanotte era già finito , ma per lei era stato, come sempre, importante. La mia fantastica, tenera, fortissima bastarda.
Nell'altro angolo, l'unico rimasto, non c'era nulla, era vuoto. L'unica cosa che mi veniva da pensare, o da sperare, era che fosse riservato ai ricordi futuri.
Giulio
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