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Saturday, August 31, 2019

rosa

una strada accidentata
tra boschi ombre e ripide discese
mi sono ferito in più punti
con la spina della stessa rosa
il dolore che ho provato
non è stato acuto o lancinante
è sembrata più la sensazione di chi capisce
che ancora non si fidano di te
almeno non del tutto
servono prove per quello
e il tempo che dai e continui a dare
fino a quando non hai più dolore
quando piove non sembra più
di corrodermi le ossa
e la cicatrice è stata spinta via
da tutti i miei perimetri

Friday, August 30, 2019

capodanno

ogni volta che ti parlo
dentro me si inventa un capodanno
faccio buoni propositi
smetto di fumare vado in palestra proteggo chi posso
e i miei organi sono loro 
il mio garage di cadillac brillanti

ogni volta che ti parlo
mi illudo che un nuovo periodo
più sereno
al sapore di lavanda e terriccio e acqua di mare
senza interruzioni e piccoli tagli tra le dita
precipiti in soggiorno

ogni volta che ti parlo
ritorna quell'odore
l'odore che fanno le comete quando passano dalla finestra della tua camera
poi si fa giorno
la conversazione finisce
e per un po' è già gennaio

Monday, August 26, 2019

stanza

tutte le mie parole
una sopra l'altra
salgo in cima alla collina
per una visuale differente
e trovare ancora una volta
la combinazione giusta per disinnescarti

ma tu eri lì da un pezzo
anche se hai paura di avanzare 
sei finita di nuovo nel mio centro
con la migliore delle tue camicie rosse
quella con le piume disegnate
e il trucco rovinato dalle lacrime

e sono sollevato
a tre centimetri di distanza
ho sempre ritrovato
il tuo cielo nella mia stanza
quest'inverno ti ho fatto un piccolo foro nella tasca
e aspetto e mentre ti guardo

tutta la paura cade via

Sunday, August 25, 2019

carlo delle piane e altri demoni

per carlo delle piane (1936-2019)

Era la fine di un'estate, un po' come la fine di un amore quindi, le stesse sensazioni, e nel frattempo mi trovavo in via Aquileia. Lì giaceva un grosso albergo piuttosto ben frequentato, devo dire. Un Mercure. Ci andavano sempre i genitori di Giorgia e mi dicono di averci visto dentro anche Dario Argento, Abatantuono e vari altri mostri. Io personalmente non ci ho mai visto nessuno, tranne una volta Carlo Delle Piane con un braccio ingessato e in canottiera davanti l'ingresso a fumarsi una sigaretta. Uno con una Smart si è fermato e gli ha chiesto come andasse. Lui ha risposto con garbo come in quel film quando chiedeva le patate bollite e la macchina è ripartita. Sembrava pesare sette, otto chili, non di più. 
Tornavo a casa e avevo questo Mercure di fronte quando avevo sentito il piede scivolare su qualcosa di lucido, un pannello, qualcosa. Ho abbassato lo sguardo e ho visto una specie di Polaroid grigia. Era un'ecografia. C'era scritto su "Claudio" e mi parve di non capire una cosa banalissima su quello che era accaduto, qualcosa che riguardava qualcuno che doveva aver perso questo importante documento ed era piuttosto imbarazzante per me, era come vedere nelle viscere di un'estranea, spiarla nella più profonda della sua oscurità. Violare quel buio cosmico. Quell'universo intramuscolo che non puoi scacciare con una torcia ma solo con il bisturi o con strani macchinari e liquidi freddi da spalmare sull'epicentro di quei movimenti tellurici sotterranei.
Ho pensato a quando ero io lì dentro, e al fatto che in quel tempo anche tu eri lì rinchiusa come tutti i miei amici o quasi. A quanto poteva risultare semplice ristagnare lì dentro. A quanti miei amici ancora ci vivono da quelle parti, in quella che alla fine può essere anche vista come una galera, nove mesi con la condizionale non ce li leva nessuno e poi qualcuno ci paga la cauzione e ci scioglie in questa lunga penisola di poeti e psicopatici, politici e pescivendoli, tutte cose che cominciano con la P, tutte persone che si somigliano Paurosamente. Avrei voluto andare a ritroso verso di te fino a ritrovare un'ecografia di tua madre e vederti prima di ogni altro. Sarebbe stato bello, sarebbe stato scoprire qualcosa di te che ancora non so.
Forse era il caso di rintracciare la proprietaria di quest'oggetto. Non era un oggetto qualsiasi. Ed era profondamente suo. Avevo deciso di farlo ripercorrendo via Aquileia alla ricerca di qualche fiocco azzurro, ma sarebbe stato troppo facile forse, non mi illudevo di trovarne. Dall'ecografia non riuscivo a capire il mese di gravidanza. Però sembrava bello grosso, Dio mio quanto era grosso, più di Brunetta e di quel nano che fa lo stuntman in america. La data dell'ecografia era il sei settembre e quel giorno era solo otto. C'erano speranze.
Di fiocchi comunque non ce n'erano lungo via Aquileia. Ho chiesto anche a qualche portiere ma niente, uno mi aveva detto di una signora ma aveva partorito la settimana scorsa e comunque era una femmina. Nel frattempo il tramonto era arrivato di schianto. Continuavo a muovere questa polaroid nelle mani. Ha squillato il telefono. Eri tu. Mi chiedevi dove ero ed io te lo dicevo ma tu non mi credevi e riattaccavi. E mentre lo facevi in fondo scorgevo una fila di station wagon oscure con sigle strane che venivano riempite di valige e altri oggetti da un gran numero di servitori vestiti eleganti. Lo facevano con silenzio e in tono dimesso, come se questa cosa proprio la dovevano fare ma era meglio sgombrare il campo il prima possibile. Guardavano il più possibile a terra, come un cane umile che conosco molto bene. All'angolo della strada un furgone era appena stato chiuso. Avevo avvertito chiaramente lo sbattere delle portiere degli addetti al trasloco che lo avviavano e tutta questa gente in pochi secondi aveva riconsegnato la solitudine a questa strada. 
La casa era una villa. Con un giardino che era il sogno di ogni cane del canile, pure di Balto, povera stella. Così ben curato, molto meglio dei miei capelli, che a loro volta sfiguravano con quelli della signora che era in piedi su quel prato verde. Abbracciata da quello che immaginavo fosse suo marito, la vedevo prima tenerlo per la cravatta, aggrapparcisi come un'ancora metropolitana, poi crollargli addosso, precipitare come un Punta Perotti umano tra le braccia di quest'uomo altrettanto pericolante. 
Avevano lasciato la porta aperta, potevo intravedere il corridoio vuoto, la libreria vuota, le pareti vuote, tutto svuotato di un significato che fino a poco prima doveva ancora esserci, ne ero sicuro perché questa sembrava una fuga improvvisa, una casa devastata da uno tsunami improvviso e invisibile, che aveva cambiato tutto.
Adesso eccoli fuori, sulla strada, aggrapparsi l'un l'altro e tirarsi dietro il cancello stancamente e trascinarsi nella loro berlina scura senza mai parlare. Anche la Mercedes è sembrata cercare di fare il minor rumore possibile e non era una tedesca virtù di fabbrica ma una sincera premura per il proprio padrone triste, lo garantisco. Erano andati via. 
Ormai era tardi ed ero rimasto solo io fuori dalla villa e su tutta via Aquileia. Era il caso di tornare a casa, mi stavo dicendo, per scoprire se avevo ancora una fidanzata o c'era solo il cane, che già era qualcosa almeno. Intanto mi fissavo i piedi, e poi i piedi del cancello e quelli della villa intera, e nella tasca di destra avevo ancora l'ecografia ma in quella di sinistra ora c'erano tutte le risposte di cui avevo bisogno racchiuse nel fiocco azzurro che avevo raccolto ai piedi del cancello, e mentre lo cullavo tra le mani pensavo alle origini dei secondi nomi, a quanto fosse probabile che quei due riprovassero ad avere un Marco Claudio o un Paolo Claudio o un Lucio Claudio, perché, qualunque primo nome quel bambino avrebbe avuto, io quella sera ero piuttosto sicuro di quale avrebbero scelto per secondo. 
Intanto le luci si accendevano al Mercure. Carlo Delle Piane starà cenando con il braccio buono che aveva a disposizione, e magari su rete quattro davano qualche vecchio suo film e chi lo sa cosa gli sarà passato per la mente mentre guardava una versione ormai passata di sé stesso, con la pelle più liscia e le braccia integre. 

Friday, August 23, 2019

libretto di istruzioni

le mie autodifese
non funzionano con te
se uccido quella mosca al primo colpo
forse ti incontrerò
ancora un'altra volta
le lancio contro un libro
e lei non vola più
così potrò farlo io
io che sono il suo carnefice
parlo sempre troppo a lungo
e le mie autodifese
non funzionano con te

girasole

se cammino questa notte
al buio d'agosto
sento la mia estate che si sbriciola
converto il vento che viene dal mare
nelle carezze che non ho
sai che sogno questa notte
un'infermiera scalza e senza scrupoli
che mi tagli la lingua mentre dormo
e accenda una candela
che sciolga tutti i miei pensieri
certi pesci
a me sembra sempre di riuscire ad afferrarli
mi rallegro presto  (sono come un girasole)
e proprio in quel momento
me li sento scivolare dalle mani

Tuesday, August 20, 2019

domanda

che cos'è l'amore
le sue forme il contenuto
il luogo in cui si nasconde
tutte le scale di roma se lo chiedono
i marciapiedi i platani ampi
le voci lontane che scivolano dal gianicolo
più che un luogo è un sentiero stretto
senza mappe nè cartelli
non conosce asfalto
è pericoloso e ti fa male
deve esserci dolore paura e sofferenza
per gran parte del tragitto
altrimenti tutto si riduce
a una stupida passeggiata nel parco
se non sanguini tra i rovi
non è realmente amore
e quando credi di essere arrivato
per un attimo coincide tutto
ed è una meraviglia
poi devi ricominciare
c'è sempre un po' di strada da fare
per un altro di quegli attimi
e mentre arranchi
alla tua destra puoi vederla
un'autostrada spianata e ben servita
un encefalogramma piatto di grigio asfalto e zero curve
nessuno si è mai fatto male lì
proseguono freschi e sorridenti
nei loro eterni argentei rettilei
ma tu prosegui zoppicando e ti ripeti
è normale che non soffrano
i loro polsi sono immobili

Saturday, August 17, 2019

lince

sono tre giorni che sembra domenica
ma tu
tu assomigli sempre a una lince
che nella foresta si nasconde
e copre gli occhi con le dita
ed io
io con te sono uno di quei robot di Belfast
che piano aprono le portiere delle autobombe
un millimetro al minuto
il tempo non è mai sprecato
per una inesorabile magnifica conquista
e tu
anche tu lo senti quel miracolo
e quando esci piano dalla tua foresta
ti faccio una foto all'improvviso
è l'unica maniera per fermare
gli attimi brillanti che mi dai

Friday, August 16, 2019

una foresta vergine


è una enorme città deserta
il canto degli uccelli a rompere il silenzio
è una foresta vergine
di parole e sentimenti
se potessi disegnare
i miei panorami interni
vedresti solamente mezzo cuore
e se provo a dire una parola
ecco che muore l'aria nella gola
è questa la condanna
di chi sogna ad occhi aperti
è in eterno movimento
riconosce l'amore e gli va incontro
non tollera noia e ritmi bassi
disegna solo il lato sinistro
e sempre cerca la tua mano alla sua destra

Thursday, August 15, 2019

la lingua migliore - III

la mia lingua migliore
la parlo quando ti guardo ridere
per una mia frase

la mia lingua migliore
la parlo quando mi guardi senza dire nulla
e non riesco a pareggiare il tuo silenzio

la mia lingua migliore
la parlo quando mi addormento
e tu sei la farfalla che mi insegue

la mia lingua migliore
la parlo quando non sono con te
e cerco la tua mano alla mia destra

la nostra lingua migliore
mentre sorvolavo la tua isola
mi è venuta in mente:

sentire che è tutto naturale
essere sempre a sud di qualcosa
e starci dentro bene

Wednesday, August 14, 2019

la mia lingua migliore / parte II


la mia Francia del sud 
il mio orientarmi
con le diverse increspature delle tue labbra
hai preso le due migliori onde
di tutto il sud Sardegna
e te le sei disegnate sotto il naso
quando tu sei in casa
queste strade francesi
per me son tutte deserte
se mi guardi dentro
cosa trovi
quanti tuoi oggetti parole baci timidi
un numero crescente di fototessere e brani musicali 
e poi sempre ancora lei
a circondare arterie e polpastrelli
la mia lingua migliore
che solo con te posso parlare

Wednesday, August 7, 2019

gli aeroporti


gli aeroporti
quei quattro occhi
la fiera di Roma
sono spazi ampi e pieni di storie
sta tutto lì
coprire lo spazio
che separa quei due punti
tu sai come si fa
mi hai detto
non sarà semplice
ti ho risposto
pensa tu che fesso 
chi baratta il semplice col bello
sta tutto lì
nemmeno te ne accorgi
e con la tua risata fresca
hai azzerato ogni distanza

stamattina a francoforte

come il rumore del traffico  in sottofondo mentre dormi a Bangkok come le luci della mia città che non distinguo all'orizzonte  è in que...